Port Arthur, 1925 - Captiva Island, 2008

Robert Rauschenberg

Seppure esponente di spicco delle avanguardie artistiche del dopoguerra, rimase, però, sempre indipendente da qualsiasi gruppo o corrente del tempo. Nelle sue opere esplorò il mondo dell’arte oltrepassando i limiti della pittura e, senza rinunciare mai a questa, vi introdusse elementi materici in una fusione da lui definita combine-paintings ossia pitture combinate. In Italia per la prima volta alla fine del 1952, visitò a Roma lo studio di Alberto Burri, uno degli artisti che lo influenzò maggiormente. Nel 1964 ricevette il Gran Premio pel la Pittura dalla XXXII Biennale di Venezia. In una delle sue prime opere, Letto (1955), l'artista porta all'interno dell'installazione un letto reale, nelle sue naturali dimensioni, intervenendo però su di esso con il colore, sporcandolo con scolature, macchie, mescolanze, così da rendere l'oggetto vissuto. Presentare oggetti d'uso quotidiano o rottami come opere d'arte o come elementi di una composizione, non era una novità assoluta: lo avevano già fatto i dadaisti fin dal primo dopoguerra. Ora, senza più alcun intento dissacrante o polemico, l’artista vuole semplicemente constatare la realtà d'ogni giorno: quella degli oggetti prodotti in serie, della segnaletica stradale, dei cartelloni pubblicitari e degli altri mass media. Questa l’idea che lo porta a realizzare anche l’opera di Terrae Motus: West-ho go (Glut), metallo assemblato con rifiuti della civiltà dei consumi.