Genova, 1940
Giulio Paolini
Pittore e scultore, si dedica ad una produzione che si innesta nell’ambito di ricerca di matrice concettuale. Dopo l’infanzia trascorsa a Bergamo, nel 1952 si trasferisce a Torino interessandosi, sin da govanissimo, all’arte. Nel 1960 realizza la sua opera d’esordio, Disegno geometrico: squadratura a inchiostro della superficie di una tela dipinta a tempera bianca. Nel ’64 inaugura la sua prima personale a Roma alla Galleria La Salita. Tra il 1967 ed il 1972 partecipa - invitato dal critico Germano Celant - ad una serie di mostre sull’Arte Povera con le quali lega il suo nome a questa tendenza. Nel 1970 partecipa alla Biennale di Venezia con l’opera Elagia in cui, per la prima volta, utilizza un calco in gesso di un soggetto antico: è il calco dell’occhio del David di Michelangelo con un frammento di specchio conficcato sulla pupilla. Sono questi gli anni in cui l’artista indaga il motivo della “prospettiva” ed il tema del “doppio” e della “copia”, che trova espressione soprattutto nel gruppo di lavori intitolati Nemesi costituiti da due calchi in gesso di una statua antica collocati uno di fronte all’altro, a porre in questione il concetto stesso di riproduzione e rappresentazione. Ed è questo anche il tema che l’artista affronta nell’opera del 1986 esposta a Caserta, L’altra figura: due copie in gesso dell’efebo di Maratona che - poggiate al muro in posizione speculare - reggono alcuni frammenti di se stesse.